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Delitto a Palazzo Chigi


La mattina dopo, la ragazzina dormiva ancora. Decise di non svegliarla e quindi le lasciò un biglietto, vicino alla caffettiera, dove le comunicava che sarebbe ritornato nel pomeriggio. Varcando la caserma, trovò il Brigadiere Colella nell’androne che gli ordinò di andare a prendere la macchina, perché bisognava andare a fare una perquisizione. Così Gigino, senza nemmeno rispondere, va a prelevare l’auto e si porta vicino l’ingresso, il Brigadiere entrando gli comunicò un indirizzo e così si avviarono per la destinazione prestabilita. Arrivati sul posto, il brigadiere disse di aspettare in macchina, dopo di che si indirizzò verso un bar fatiscente.
 
L’ambiente nelle vicinanze era maleodorante e disordinato. Qui c’erano degli omosessuali e degli alternativi che si facevano le canne. Inoltre si notavano ragazzi travestite da puttane e vassoietti con le strisce di cocaina.
C’era una ragazza, seduta a un tavolo con un bellimbusto. Un cinquantenne con la giacca blu imbiancata di forfora. C’era anche un’altra ragazza, molto alta, con una quarta misura, con un top e una minigonna che arrivava al pube. Dopo poco si vide il Brigadiere uscire dal bar, dietro una ragazza malandata, che veniva spinta verso l’auto. Gigino si affrettò ad aprire la portiera posteriore e fece accomodare la ragazza. Durante il percorso verso la caserma, da dietro si sentiva la ragazza lamentarsi e borbottare parole incomprensibili. Arrivarono in caserma, fece scendere il Brigadiere con la ragazza ed andò subito a parcheggiare l’auto.
 
Si era fatto tardi, così Gigino disse al Maresciallo se poteva fare una pausa per mangiare un boccone. Il Maresciallo gli rispose: “Accompagna subito la ragazza in camera di sicurezza, dopo di che puoi andare”.
Gigino aveva premura perché voleva rientrare per vedere le condizioni della Straniera. Così si avviò verso casa, fece le scale in fretta, aprì la porta e purtroppo la ragazza era sparita. Trovò il biglietto che le aveva lasciato al mattino e in fondo lei aveva scritto: “thanks”.
 
Molto dispiaciuto, decise di andare a mangiare qualcosa al Bar. Nello scendere le scale incontra Anastasya che stava per uscire dal suo appartamento. I due si guardarono e Gigino disse che sarebbe andato al Bar a mangiare un toast. “Vengo anch’io!” disse la ragazza. Così fecero, Gigino di tanto in tanto dava uno sguardo alla scollatura del vestito della ragazza; Anastasya se ne accorse e subito si coprì con il suo foulard di raso, ma non riuscì a nascondere il lieve rossore sulle guance. Era imbarazzata ma anche lusingata dell'attenzione.
 
Al Bar il tempo passò velocemente, ad un certo punto, Gigino guardò l’orologio, si era fatto tardi e quindi doveva ritornare in caserma. Guardò Anastasya e disse: “Adesso devo proprio andare, altrimenti il Maresciallo mi farà un cicchetto”.
 
Gigino quindi salutò Anastasya, lasciandola con uno sguardo dolce e una lieve carezza sulla guancia.
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