13° episodio - rizzuti.it

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DOMINUS VOBISCUM



Il Sindaco Di Francesco era una persona piena di iniziative e di energia, non aveva ancora concluso un progetto che già pensava a qualcosa di nuovo, e questo suo comportamento era apprezzato dalla popolazione, che vedeva in lui un punto di riferimento per il progredire della comunità.
 
Dopo il successo ottenuto con il "reclutamento" dei trenta padri di famiglia per le migliorie urbane del paese, Di Francesco incentrò i suoi sforzi per mettere in opera i lavori di ristrutturazione della vecchia Cappella del Patrono.
 
Furono necessari diversi incontri con Sua Eccellenza, ma col tempo e grazie alla sua abilità di persuasione, il Sindaco convinse il Vescovo ad approvare i lavori.
 
Purtroppo fu solo un primo passo, dato che per poter partire si dovevano ottenere tanti permessi e acquisire molte autorizzazioni, dalle autorità provinciali e nazionali.
 
Ci voleva tempo, impegno e pazienza, le burocrazie erano una corsa a ostacoli, e quindi il Vescovo affidò la delega alla persona che riteneva più adatta a tale compito, Don Gennarino, che si attivò subito per trovare un geometra per il progetto e il disbrigo delle pratiche.
 
Sembrava che tutto dovesse filare liscio, ma il diavolo ci mise lo zampino.
A giugno arrivò un dispaccio dal Vaticano, con il quale Sua Eccellenza Verbicaro veniva eletto Arcivescovo di una provincia importante della Puglia.
 
Fu una buona notizia, che testimoniava la stima che il Vescovo godeva in alto loco, ma purtroppo la soddisfazione fu ottenebrata da una grande preoccupazione: chi sarebbe arrivato al suo posto? sarebbe stato all'altezza del predecessore?
 
Il Clero locale fu rammaricato e soprattutto la popolazione, che amava il Vescovo e i suoi modi, fu fortemente dispiaciuta.
 
L'alto prelato, per evitare problemi con la popolazione, partì di notte salutando solo Don Gennarino e l’Arciprete della Cattedrale, che piangendo chiesero la benedizione.
 
Passarono i giorni e purtroppo non arrivava nessuna nuova sulla designazione del nuovo Vescovo, per cui fu nominato come facente funzione l’Arciprete della Cattedrale.
E mentre la comunità rimaneva turbata da quanto accadeva, il Comune  venne sconvolto da un fatto gravissimo: un avvocato, consigliere comunale, denunciò il Sindaco per abuso di potere e peculato.
 
I Carabinieri trasmisero subito la denuncia alla Procura, aprendo quindi un’inchiesta. Questo fatto politico lasciò sbigottita la popolazione, che con questo sindaco aveva finalmente trovato un momento d’intesa e di serenità.
 
La Procura terminò le indagini e rinviò a giudizio il Primo Cittadino, che in un comizio  “gridò” alla popolazione tutta la sua innocenza.
 
Il Prefetto, informato di ciò, consigliò a Di Francesco di rinunciare al suo incarico per evitare polemiche e rasserenare gli animi, in attesa del processo.
 
Inoltre tale decisione avrebbe evitato di coinvolgere la Giunta e complicare ancor più una situazione già abbastanza problematica.
 
In un primo tempo il Sindaco fece orecchie da mercante e rimase al suo posto.
 
Passarono mesi, ma il processo non fu avviato, la Procura aveva avuto problemi con le prove e le testimonianze e quindi i tempi si allungarono, per questo il Sindaco decise con la Giunta di dimettersi, per poi, fiducioso in una vittoria alle vicine elezioni, farsi riabilitare con una messe di voti dal “Popolo Sovrano”.
 
Iniziò così un'accesa campagna elettorale.
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