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Delitto a Palazzo Chigi


Il Diciassette Agosto alle sette, il Maresciallo e suo figlio con la valigia, si diressero verso la stazione; arrivarono in anticipo e il treno partì con un po’ di ritardo. Durante il viaggio padre e figlio dialogarono come se fossero due conoscenti, parlarono di calcio, di tempo, di politica e infine il discorso cadde sulla figura del Carabiniere. Il Maresciallo incominciò a parlare della storia dell’Arma, dei compiti e infine di come avveniva l’addestramento. Era così contento della decisione del figlio, che nel racconto a tratti, i suoi occhi azzurri, diventavano lucidi.
 
Arrivarono a destinazione, uscirono dalla stazione e con il bagaglio si portarono verso l’atrio, quando ad un tratto si accostò la jeep dei Carabinieri, il padre disse a Gigino: “Che fortuna”. Si affacciò il Brigadiere Salvadio che li invitò subito a salire. Li fecero accomodare dietro e il Papà disse: “Io ho ancora un giorno di ferie …e voi cosa mi dite di bello?” Il Brigadiere rispose: “Nulla di buono, siamo alla ricerca di una ragazza di diciassette anni che è scomparsa da due giorni; si chiama Gianna e abita, in un casolare di campagna, vicino alla chiesetta della Madonna delle Grazie. Ha anche un fratello di venti anni che lavora come meccanico in un officina.” A questo punto Gigino disse: “Questo ragazzo si chiama per caso Leo?”. Il brigadiere meravigliato disse: “Si, ma come fai a saperlo?”. Gigino rispose: “Leo è stato mio compagno di classe delle elementari ed eravamo molto amici!”. Il brigadiere gli fa presente che il ragazzo è impazzito e va in giro tutto il giorno alla ricerca della sorella.
 
Gigino, dispiaciuto, disse che lo avrebbe contattato al più presto, perché avrà sicuramente bisogno del conforto di un amico.
Arrivati a casa il Maresciallo e il figlio, si diressero in ufficio per esaminare il Bando di concorso e la domanda di partecipazione.
 
Il Maresciallo incominciò la lettura dei documenti ed infine disse a Gigino: “Metti queste quattro firme, alla fine di questi tre fogli, che per la compilazione ci penso io.”. Il ragazzo dopo aver firmato, disse al padre se poteva fare quattro passi in paese.
 
Così Gigino esce e si dirige verso la piazza principale, qui incontra un suo conoscente e chiede di Leo; gli riferisce di averlo incontrato alle porte del paese, nei pressi del cimitero. Gigino s’incamminò verso quella direzione e ad un tratto, vicino ad un automobile riconosce Leo. Lo chiama ad alta voce, i due si riconoscono e si abbracciano, da alcuni ragionamenti di Leo, Gigino capì che non si trattava di una sparizione improvvisa, perché Leo aveva notato nella sorella, negli ultimi giorni, un certo nervosismo che si manifestava in alcune circostanze.
 
Gigino con molta delicatezza domandò: “Ma tua sorella ha per caso un ragazzo?” e Leo rispose: “Che io sappia no! Ma tanto tempo fa, si vedeva spesso con un suo compagno delle Medie, ma poi tutto finì, perché andò a studiare fuori paese.” Gigino allora disse:” E chi è?”. Leo rispose: “Si chiama Giorgio Zito”. Dopo di che si salutarono e si danno appuntamento per l’indomani.
 
Gigino prese la strada di casa e prima di rientrare nell’appartamento, passò dal Brigadiere e raccontò di Giorgio Zito. Il Brigadiere disse che di questa storia non ne aveva sentito parlare, nel frattempo arrivò il Maresciallo e Gigino gli espone ciò che aveva saputo dall’amico. Il Maresciallo disse:” Questa opzione va controllata ma, con delicatezza.”.
Nei giorni successivi vengono effettuati degli appostamenti nelle vicinanze dell’abitazione di Zito e un Appuntato constatò, dei comportamenti un po’ strani: un salire e scendere le scale che portavano ad un sottostante garage.
Riferito la questione al Maresciallo, prepararono una intrusione notturna nell’autorimessa.
Così alle quattro del mattino un gruppo di carabinieri forzando la porta dell’autorimessa, trovarono i due ragazzi che spaventati dissero che non facevano nulla di male. Insomma era un caso cosiddetto di “fuitina” che doveva risolversi con una soluzione amichevole da parte dei genitori. Cioè la fuga di due fidanzati contrastati, per costringere le famiglie al matrimonio riparatore.
Lo stesso giorno il Maresciallo si recò dai genitori di Gianna
La madre era una casalinga invecchiata precocemente. Aveva le mani rovinate dal lavoro di contadina e passava le giornate sgobbando, per rimediare qualcosa da mettere in tavola.
Il padre invece era un burbero, con un fisico massiccio e dalla carnagione rossa. Il sole gli aveva creato una corazza bruna sulla pelle che lo faceva assomigliare più a un cavallo che ad un uomo.
Duro e scontroso verso tutti, a sentire la moglie era in realtà un uomo dolce e disponibile, praticamente un "pezzo di pane".
Il Maresciallo parlò con la madre di Gianna e venne subito al dunque raccontando la situazione della figlia.
La madre singhiozzando disse che la sua piccola, era una bambina di appena sedici anni e di sicuro era stata costretta dal Demonio, lei non avrebbe mai fatto una cosa del genere. Il padre era chiuso in un silenzio pieno di dolore e di rabbia: “ah! se avesse avuto tra le mani quel delinquente…”
Il maresciallo capì subito che il padre rappresentava il problema maggiore, e che doveva impegnarsi soprattutto con lui, allora lo provocò accusandolo di aver trascurato la figlia, fino a quando lo fece scoppiare in un pianto dirotto.
Furono lacrime disperate ma liberatorie, che lo portarono ad ammorbidire i toni e a raggiungere una relativa tranquillità.
Dopotutto la sua piccola stava bene ed era ormai al sicuro.
Il Maresciallo fece capire che ci voleva buona volontà, tanta comprensione e indulgenza, solo così le cose si sarebbero aggiustate: Gianna aveva bisogno dei genitori e loro avevano bisogno di lei.
Il Maresciallo e il rude agricoltore si guardarono negli occhi in un silenzio ricco di tensione, che venne spezzato dai singhiozzi di un uomo indifeso e pieno di paure:
"La prego, riporti a casa la mia bambina!".
La missione del maresciallo era finalmente terminata e quindi decise di non prendere nessun provvedimento.
Ritornando in caserma incontra Gigino, si ferma e gli spiega la situazione, e poi disse: “Ragazzo hai avuto fiuto, sarai un buon Carabiniere”. Gigino compiaciuto disse: “Grazie Papà. Se dovessi avere bisogno, la prossima volta ti presto il naso.”
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