Paese mio
Arrivati sul posto trovarono la donna con le gambe inarcate quasi a sfiorare il prato, “Correte, sta nascendo!”. Dopo una manciata di secondi, la mammana gli ordinò di andare in casa a prendere dell'acqua e un lenzuolo. Leo corse verso casa, aprì la porta con foga, afferrò un lenzuolo e il barilotto dell'acqua. Arrivò dalla moglie in un baleno. Il bambino era già nato e adagiato sull’erba, rosso vivo, le palpebre appiccicate, il cordone ombelicale che ancora lo teneva legato alla madre. Lei sorrideva, esausta per quello sforzo intenso di pochi minuti, e Leo era come smarrito. In quel minuto di sconcerto, la mammana tagliò il cordone ombelicale con il falcetto, Carmelina invece si era sdraiata sopra l’erba e ora teneva il bambino tra i seni grossi e morbidi, accarezzandolo piano con i polpastrelli. Leo lo coprì e poi lavarono accuratamente la moglie e il bambino con la poca acqua a disposizione.

Leo disse subito: “Ci ho pensato molto, se la creatura
nasceva maschio… lo chiamiamo Angelo.” Poi scoppiò in un pianto di gioia, non
riusciva a smettere, piangeva senza vergogna, mentre il neonato cominciava a
strillare forte, segno che era sano e aveva fame. Carmelina sorrise
soddisfatta, si sbottonò la camicetta e il bambino trovò il capezzolo a occhi chiusi.
“Che bravo, il nostro Angelo!” esclamò Leo con orgoglio. “Sa già cosa è importante
in questo mondo.” Il bambino apriva e chiudeva le piccole narici, continuando a
ciucciare con un ritmo lento, cadenzato. “Sì, è vero” disse Leo soddisfatto.
“Ha pigliato da me, ha il naso fine e sente già il profumo dell’erba.

Purtroppo in quel periodo iniziò a circolare in paese un
brutto male: la paralisi infantile che colpendo il midollo spinale, provocava
atrofia muscolare e paralisi respiratoria. Il povero Angelo fu colpito dalla
poliomielite e grazie all’intuito del medico condotto che iniziò subito una
serie di cure, la malattia fu in parte fermata.
L’epidemia aveva paralizzato in paese molti bambini e molti
morirono per soffocamento. Il paese era diventato un lazzaretto, in tutti i
vicoli si sentivano lamenti e gente disperata che pregava chiedendo la grazia
per i loro figlioli. Questo male ebbe
un’incidenza di infezioni tre volte superiore al Sud Italia rispetto al Nord e morirono
in tanti.
